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ENERGIE POSITIVE

COP25: cosa stiamo sbagliando?

19 Dicembre 2019
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Cosa è la COP25?

La Conferenza delle Parti (COP) è un organo decisionale delle Nazioni Unite che riunisce ogni anno dal 1995 i Paesi di tutto il mondo per discutere dell’emergenza climatica.

A questa Conferenza, arrivata ormai alla 25° edizione (COP25), partecipano con lo stesso peso decisionale tutti i Paesi . 
Sebbene tra i partecipanti alla Conferenza ci siano delle forti disuguaglianze a livello di risorse l'obiettivo è proprio la cooperazione, la comunicazione e il sostegno per colmare le differenze in un percorso attivo contro il cambiamento del clima. 

Ma quali sono i temi scottanti della COP25?

Tema scottante, oggetto di negoziazione tra gli Stati partecipanti alla Conferenza di Madrid, è stato l’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi.

L'Articolo 6 disciplina il cosiddetto "Mercato del Carbonio": si intende trovare uno strumento legislativo efficace per consentire agli stati di vedere riconosciute le proprie azioni di "contenimento di emissioni" tramite "certificati di risparmio".
Si certifica quindi un risparmio di CO2 vero e proprio conseguente ad un'azione concreta e virtuosa. Tali certificati possono quindi essere venduti dal Paese che li ha generati per consentire a Paesi terzi di rispettare i propri vincoli di emissioni.

È di fatto un sistema di compensazione tra Paesi, delle emissioni di Carbonio, chiamato ITMO (da “Internationally Transferred Mitigation Outcomes”, cioè “risultati di mitigazione trasferiti a livello internazionale”).
Più semplicemente il Paese che supera i limiti prestabiliti di emissioni di CO2 può acquistare dei "Crediti di Carbonio" da un Paese che invece è riuscito ad inquinare meno.

A livello economico, questa dinamica risulta molto conveniente per i maggior emettitori di CO2, perché le quote di acquisto di ITMO sono inferiori rispetto ai costi di riduzione delle emissioni.

Considerazioni sull’Articolo 6

L'idea di un "Mercato globale del Carbonio" può favorire davvero la svolta per sviluppare un'economia pulita e di equilibrio tra Nazioni.

I dettami dell'Articolo 6, sono poco “incentivanti” per i Paesi meno impattanti.
Diciamo che il meccanismo, cosi come risulta descritto oggi, autorizza in maniera indiretta i più importanti responsabili dell’inquinamento ad emettere sempre le stesse quantità di Anidride Carbonica nell’aria.
Si intente elaborare uno strumento, uguale per tutti, di controllo e di calcolo dei Crediti del Carbonio, impedendo a qualsiasi Paese di aggirare le regole.
Il sistema di compensazione, cosi com'è, è poco efficace e bisognerà attuare delle misure di controllo sulle quote di scambio per evitare un doppia contabilizzazione: potrebbe essere necessario istituire certificazioni corrette ed univoce che attestino il risparmio di Anidride Carbonica. 
 

Esiti della COP25

Tutto fermo in questa 25° Conferenza: nessun negoziato, nessuna strategia da cui partire per gettare le basi di un cambiamento reale e concreto, ma tanta titubanza e poca ambizione da parte di quei paesi maggiormente coinvolti.
Le Nazioni partecipanti non hanno saputo confermare gli impegni presi di riduzione delle emissioni inquinanti e non hanno neanche raggiunto un accordo per regolamentare il "Mercato del Carbonio".
A conti fatti si rimanda ancora una volta.

Sfortunatamente questa COP25 ha lasciato l’amaro in bocca un po’ a tutti, in primis alle grandi organizzazioni mondiali per l’ambiente come il WWF e Greenpeace e poi anche a molti dei Governi coinvolti.

L'innalzamento della temperatura è ormai un problema concreto e improrogabile.

Sebbene sia evidente la presa di coscienza da parte di tutte le Nazioni mondiali è evidente che le azioni sono ancora poche e limitate.
Si può concludere che i veri obiettivi finora ottenuti sono quelli che consolidano alleanze e si orientano alla collaborazione e ad una reale presa di coscienza.
È evidente manca il coraggio politico di prendere parte ad un cambiamento che va contro gli interessi economici di poteri influenti e prestabiliti.  
Ad ogni modo, mentre le delegazioni delle Nazioni perdono l'ennesima occasione di accordo, ogni anno assistiamo ad un nuovo record sull'aumento delle emissioni globali di CO2.

Quanto tempo deve ancora passare tra la presa di coscienza delle nazioni e l'implementazione di meccanismi condivisi e concreti che invertano questa tendenza?

È anche vero che sebbene oggi la Conferenza non sortisca risvolti concreti, nella storia delle precedenti Conferenze esistono esempi di concretezza e positività. 

Le passate edizioni della COP: i passaggi importanti

COP1 Berlino 1995 
Organizzata nel 1995, è la prima Conferenza in cui si assiste ad una presa di coscienza del problema.
Gli esiti furono, infatti, l’ammissione dei limitati impegni presi da parte delle Nazioni e la necessità di misure più adeguate per operare a livello finanziario e tecnico.

Venne istituito, inoltre, il Mandato di Berlinouna dichiarazione ministeriale delle Nazioni Unite che prevedeva due anni di studio e ricerca sugli organi di negoziazione e su quelli deputati a monitorare gli impegni presi da ogni Stato.
L’obiettivo di questo mandato era rendere efficaci le azioni economiche e controllare i progressi di miglioramento ambientale di ogni Nazione partecipante.

Infine emerse l’esigenza di “responsabilità comuni ma differenziate” a supporto delle Nazioni in via di sviluppo (per esempio Cina e India), sebbene divenute poi grandi emettitori di gas serra.

COP3 - Protocollo di Kyoto 1997
Una svolta del tutto virtuosa invece si è avuta nel 1997 con il Protocollo di Kyoto.
Viene qui ufficializzata per la prima volta nella storia l’emergenza climatica e il problema dell’inquinamento.
Concretamente ci fu una definizione dei limiti legali delle emissioni di gas serra dei paesi industrializzati.
I paesi per la prima volta si raffrontano con analisi e dati chiari su quanto inquinano realmente i relativi processi di produzione.

Quali erano i propositi? Gli obiettivi erano quelli di ridurre del 5% rispetto al 1990 il livello mondiale delle emissioni entro l'anno 2012.
Chi aderì al Protocollo? In totale furono 160 i Paesi industrializzati che si impegnarono a ridurre le proprie emissioni. 
Aderirono i Paesi Europei con Giappone, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Nel 2004, poi, il protocollo venne ratificato dalla Russia.
Il protocollo entrato in vigore nel 2005 non venne mai ratificato dagli USA.

COP21 - Accordo di Parigi 2015
La 21° Conferenza delle Parti di Parigi porta a casa nel 2015 un altro grande risultato, ossia un patto climatico globale e condiviso da tutti i Paesi del mondo.

La Conferenza ha visto la partecipazione di ben 194 nazioni tra cui Cina e India, considerati Paesi in via di sviluppo, ma che si sono mostrati poi tra i 10 maggiori emettitori di gas serra.
Questa Conferenza è molto importante da ricordare. Da qui viene siglato un Accordo inderogabile tra le Nazioni partecipanti e che per la prima volta stabilisce gli obiettivi quantitativi e le azioni concrete come base solida da cui partire per transitare ad una economia pulita.
C’è da dire che l'accordo non prevedeva vincoli per gli Stati membri fino a quando almeno 55 paesi produttori di oltre il 55% dei gas serra non avrebbero ratificato l'Accordo.
Questo richiamò ad un impegno ancora più importante da parte di tutti gli stati.
Nello specifico a partire dall’Accordo di Parigi i Paesi avrebbero dovuto decidere ed esplicitare gli obiettivi di riduzione delle emissioni entro una data prefissata.
Inoltre dalla Conferenza emerse l'urgenza di limitare le emissioni di CO2 per contenere l’aumento della temperatura ben sotto i 2° C rispetto l’epoca preindustriale.
Tra i risultati della COP21 vi furono anche la decisione di puntare sulle rinnovabili e un impegno da parte dei Paesi sviluppati ad investire 100 miliardi di dollari all'anno (a partire dal 2020) per diffondere in tutto il mondo le tecnologie sostenibili e per decarbonizzare l’economia
 

COP 23- Bonn 2017
Timidi impegni 
quelli presi durante la COP23, svoltasi a Bonn nel 2017: tra i Paesi particolarmente inquinanti c’è la volontà di adeguare le riforme del sistema agricolo per un miglioramento della qualità del clima e di rinnovare gli impegni presi per la riduzione di CO2.
Di particolare interesse è stata l’Alleanza (la "Global Alliance to Power Past Coal") siglata dall’Italia con altri 20 Paesi che ha ribadito il comune impegno alla decarbonizzazione.
Nel dettaglio viene stabilita per la prima volta una data di “uscita dal carbone” verso cui i Paesi aderenti si impegnano ad abbandonare il carbone entro il 2030. 

 

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